ANGELETTI-“Vivre ensamble” con il velo integrale? Religione e spazio pubblico di fronte ai giudici di Strasburgo. |
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Con la decisione sul caso S.A.S. v. France, resa il 1° luglio 2014, la Grande Camera della Corte di Strasburgo torna sulla questione dell’uso, nei luoghi pubblici, di un abbigliamento connotato religiosamente. La sentenza giunge a poco meno di dieci anni di distanza dalla nota decisione Leyla Sahin v. Turkey, nella quale, per la prima volta, di fronte alla richiesta di una studentessa di indossare il velo islamico nelle aule universitarie, la Corte Edu qualificava l’abbigliamento religioso come una componente del diritto alla libertà religiosa sancito all’art. 9 della Convenzione. Da allora, la giurisprudenza europea si è nutrita di una casistica numerosa al riguardo e la tendenza della Corte si è mostrata in larga parte orientata a riservare un ampio margine di discrezionalità agli stati membri nel disciplinare la questione dei simboli nei luoghi pubblici. In non poche fattispecie di limitazione all’uso di un vestiario religioso, i giudici europei hanno ammesso che vi fosse stata un’interferenza delle pubbliche autorità con la libertà di manifestazione religiosa dei ricorrenti, ravvisando tuttavia, in tale interferenza, ragioni legittime e misure proporzionali.[...]
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