Divieto di discriminazione L’effettività dei diritti alla luce della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. https://diritti-cedu.unipg.it/index.php 2016-08-29T15:54:53Z Joomla! 1.5 - Open Source Content Management STEFANELLI - Illegittimo per violazione degli artt. 8 e 14 CEDU l’obbligo del cognome paterno 2014-01-15T23:00:00Z 2014-01-15T23:00:00Z https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=157%3Astefanelli-illegittimo-per-violazione-degli-artt-8-e-14-cedu-lobbligo-del-cognome-paterno&catid=54%3Adivieto-di-discriminazione&Itemid=159&lang=it Administrator rosella@econet.it <table class="art_table1" border="0" align="center"> <tbody> <tr> <td><!--Tabella inserimento link--> <table class="art_table1_links" border="0" align="left"> <tbody> <tr> <!--Link ad articolo completo--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=395&amp;Itemid=160">articolo completo</a></td> </tr> <tr> <!--Link a sentenza di riferimento--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=396&amp;Itemid=160&amp;lang=it">sentenza di riferimento</a><!--Sentenza di riferimento--></td> </tr> <tr> <!--Contatta l'autore // mail--> <td class="art_table1_links_mail"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a href="mailto: stefania.stefanelli@unipg.it">contatta l'autore</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> <td><!--Tabella Autore--> <table class="art_table1_author" border="0" align="right"> <tbody> <tr> <td class="art_table1_author_int">Autore dell'articolo</td> </tr> <tr> <td class="art_table1_author_name"><a href="mailto: stefania.stefanelli@unipg.it">Stefania Stefanelli</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> </tr> <tr> <td class="art_table1_contenuto" colspan="2"><!--Contenuto anteprima articolo--> <p>La pronuncia in commento costituisce un precedente di notevole rilievo, e di altrettanto prevedibile impatto, sulla disciplina italiana del cognome dei figli, che da tempo raccoglie la critica quasi unanime della dottrina ed alcune interessanti aperture della Corte Costituzionale, della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della giurisprudenza di merito, ma resta tuttora negletta, anche all’esito dell’approvazione della l. 219 del 19 dicembre 2012 sullo stato giuridico unitario dei figli, e del relativo decreto delegato, n. 154 del 28 dicembre 2013. Il caso origina dal rifiuto dell’Ufficiale di stato civile, richiesto di ricevere la dichiarazione di nascita di una figlia di coppia coniugata, di imporre alla bambina il cognome materno, pur constando in tal senso l’unanime volontà dei genitori. Il ricorso avverso il provvedimento veniva rigettato tanto in primo grado che in appello, e l’analoga decisione del giudizio di legittimità dipendeva dalla dichiarazione di inammissibilità della sollevata questione di legittimità costituzionale dell’obbligo del patronimico, pur apprezzata alla stregua degli obblighi nascenti dall’adesione alla Convenzione EDU, con cui la Consulta, pur riconoscendo che la regola denunciata è retaggio di una concezione patriarcale della famiglia incompatibile con il principio di parità di cui agli artt. 3 e 30 Cost., come con le fonti internazionali pertinenti, aveva tuttavia rinunciato ad eliderne l’efficacia, per rimettere alla discrezionalità del legislatore la scelta tra le differenti opzioni praticabili, ed effettivamente ipotizzate da diversi progetti di legge (Corte Cost. 16 febbraio 2006, n. 61). [...]</p> </td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> </tbody> </table> <table class="art_table1" border="0" align="center"> <tbody> <tr> <td><!--Tabella inserimento link--> <table class="art_table1_links" border="0" align="left"> <tbody> <tr> <!--Link ad articolo completo--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=395&amp;Itemid=160">articolo completo</a></td> </tr> <tr> <!--Link a sentenza di riferimento--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=396&amp;Itemid=160&amp;lang=it">sentenza di riferimento</a><!--Sentenza di riferimento--></td> </tr> <tr> <!--Contatta l'autore // mail--> <td class="art_table1_links_mail"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a href="mailto: stefania.stefanelli@unipg.it">contatta l'autore</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> <td><!--Tabella Autore--> <table class="art_table1_author" border="0" align="right"> <tbody> <tr> <td class="art_table1_author_int">Autore dell'articolo</td> </tr> <tr> <td class="art_table1_author_name"><a href="mailto: stefania.stefanelli@unipg.it">Stefania Stefanelli</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> </tr> <tr> <td class="art_table1_contenuto" colspan="2"><!--Contenuto anteprima articolo--> <p>La pronuncia in commento costituisce un precedente di notevole rilievo, e di altrettanto prevedibile impatto, sulla disciplina italiana del cognome dei figli, che da tempo raccoglie la critica quasi unanime della dottrina ed alcune interessanti aperture della Corte Costituzionale, della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della giurisprudenza di merito, ma resta tuttora negletta, anche all’esito dell’approvazione della l. 219 del 19 dicembre 2012 sullo stato giuridico unitario dei figli, e del relativo decreto delegato, n. 154 del 28 dicembre 2013. Il caso origina dal rifiuto dell’Ufficiale di stato civile, richiesto di ricevere la dichiarazione di nascita di una figlia di coppia coniugata, di imporre alla bambina il cognome materno, pur constando in tal senso l’unanime volontà dei genitori. Il ricorso avverso il provvedimento veniva rigettato tanto in primo grado che in appello, e l’analoga decisione del giudizio di legittimità dipendeva dalla dichiarazione di inammissibilità della sollevata questione di legittimità costituzionale dell’obbligo del patronimico, pur apprezzata alla stregua degli obblighi nascenti dall’adesione alla Convenzione EDU, con cui la Consulta, pur riconoscendo che la regola denunciata è retaggio di una concezione patriarcale della famiglia incompatibile con il principio di parità di cui agli artt. 3 e 30 Cost., come con le fonti internazionali pertinenti, aveva tuttavia rinunciato ad eliderne l’efficacia, per rimettere alla discrezionalità del legislatore la scelta tra le differenti opzioni praticabili, ed effettivamente ipotizzate da diversi progetti di legge (Corte Cost. 16 febbraio 2006, n. 61). [...]</p> </td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> </tbody> </table> CIERVO-La “mala sanità” arriva a Strasburgo: l’Italia condannata per la mancata rivalutazione annuale dell’indennità complementare corrisposta per danno derivante da trasfusione di sangue infetto 2013-10-07T23:00:00Z 2013-10-07T23:00:00Z https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=155%3Aciervo-la-mala-sanita-arriva-a-strasburgo-litalia-condannata-per-la-mancata-rivalutazione-annuale-dellindennita-complementare-corrisposta-per-danno-derivante-da-trasfusione-di-sangue-infetto&catid=54%3Adivieto-di-discriminazione&Itemid=159&lang=it Administrator rosella@econet.it <table class="art_table1" border="0" align="center"> <tbody> <tr> <td><!--Tabella inserimento link--> <table class="art_table1_links" border="0" align="left"> <tbody> <tr> <!--Link ad articolo completo--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=387&amp;Itemid=160">articolo completo</a></td> </tr> <tr> <!--Link a sentenza di riferimento--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=386&amp;Itemid=160&amp;lang=it">sentenza di riferimento</a><!--Sentenza di riferimento--></td> </tr> <tr> <!--Contatta l'autore // mail--> <td class="art_table1_links_mail"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a href="mailto:anto.ciervo@hotmail.it">contatta l'autore</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> <td><!--Tabella Autore--> <table class="art_table1_author" border="0" align="right"> <tbody> <tr> <td class="art_table1_author_int">Autore dell'articolo</td> </tr> <tr> <td class="art_table1_author_name"><a href="mailto:anto.ciervo@hotmail.it">Antonello Ciervo</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> </tr> <tr> <td class="art_table1_contenuto" colspan="2"><!--Contenuto anteprima articolo--> <p>Con una recente sentenza della II sezione, la Corte di Strasburgo ha avuto modo di prendere posizione, con un <em>arrêt pilote</em> ai sensi dell’articolo 46 CEDU, su di un’annosa controversia giuridica avente ad oggetto il risarcimento dei cittadini italiani che avevano contratto gravi e perduranti malattie, a causa di trasfusioni errate o derivanti da sangue contaminato, poste in essere nel corso dell’ultimo ventennio dagli istituti sanitari pubblici. [...]</p> </td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> </tbody> </table> <table class="art_table1" border="0" align="center"> <tbody> <tr> <td><!--Tabella inserimento link--> <table class="art_table1_links" border="0" align="left"> <tbody> <tr> <!--Link ad articolo completo--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=387&amp;Itemid=160">articolo completo</a></td> </tr> <tr> <!--Link a sentenza di riferimento--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=386&amp;Itemid=160&amp;lang=it">sentenza di riferimento</a><!--Sentenza di riferimento--></td> </tr> <tr> <!--Contatta l'autore // mail--> <td class="art_table1_links_mail"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a href="mailto:anto.ciervo@hotmail.it">contatta l'autore</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> <td><!--Tabella Autore--> <table class="art_table1_author" border="0" align="right"> <tbody> <tr> <td class="art_table1_author_int">Autore dell'articolo</td> </tr> <tr> <td class="art_table1_author_name"><a href="mailto:anto.ciervo@hotmail.it">Antonello Ciervo</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> </tr> <tr> <td class="art_table1_contenuto" colspan="2"><!--Contenuto anteprima articolo--> <p>Con una recente sentenza della II sezione, la Corte di Strasburgo ha avuto modo di prendere posizione, con un <em>arrêt pilote</em> ai sensi dell’articolo 46 CEDU, su di un’annosa controversia giuridica avente ad oggetto il risarcimento dei cittadini italiani che avevano contratto gravi e perduranti malattie, a causa di trasfusioni errate o derivanti da sangue contaminato, poste in essere nel corso dell’ultimo ventennio dagli istituti sanitari pubblici. [...]</p> </td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> </tbody> </table> L’articolo 14 della CEDU come parametro autonomo di giudizio ? Il caso Opuz contro Turchia. 2010-03-12T17:19:29Z 2010-03-12T17:19:29Z https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=66%3Alarticolo-14-della-cedu-come-parametro-autonomo-di-giudizio-il-caso-opuz-contro-turchia&catid=54%3Adivieto-di-discriminazione&Itemid=159&lang=it Administrator rosella@econet.it <table class="art_table1" border="0" align="center"> <tbody> <tr> <td><!--Tabella inserimento link--> <table class="art_table1_links" border="0" align="left"> <tbody> <tr> <!--Link ad articolo completo--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=48&amp;Itemid=160">articolo completo</a></td> </tr> <tr> <!--Link a sentenza di riferimento--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=49&amp;Itemid=160">sentenza di riferiemnto</a><!--Sentenza di riferimento--></td> </tr> <tr> <!--Contatta l'autore // mail--> <td class="art_table1_links_mail"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a href="mailto:">contatta l'autore</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> <td><!--Tabella Autore--> <table class="art_table1_author" border="0" align="right"> <tbody> <tr> <td class="art_table1_author_int">Autore dell'articolo</td> </tr> <tr> <td class="art_table1_author_name"><a href="mailto:">Antonello Ciervo</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> </tr> <tr> <td class="art_table1_contenuto" colspan="2"><!--Contenuto anteprima articolo-->La sentenza in oggetto affronta un tema assai delicato e di grande attualità, quello cioè della violenza domestica nei confronti delle donne e di quali strumenti giuridici debbano essere impiegati dagli Stati membri del Consiglio d’Europa al fine di tutelare l’integrità fisica e psichica, oltre che la vita, di tutte coloro che denunciano le violenze subite in ambito famigliare.Di seguito i fatti: la madre della ricorrente sposa il signor A. O. in seconde nozze; A. O. ha già avuto un figlio dalla sua prima moglie, H. O. che, a partire dal 1990, inizia una relazione proprio con la ricorrente, la Signora Opuz.Nonostante il particolare ménage famigliare, la coppia vive felicemente i primi cinque anni di matrimonio, ma a partire dal 1995, H. O. inizia ad assumere un comportamento violento nei confronti della ricorrente e di sua madre. In ben sei circostanze diverse, tra il 1995 ed il 2001, la signora Opuz e sua madre subiscono minacce e percosse e, in una particolare circostanza, sono addirittura vittime di un tentato omicidio.[...]<br /></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> </tbody> </table> <table class="art_table1" border="0" align="center"> <tbody> <tr> <td><!--Tabella inserimento link--> <table class="art_table1_links" border="0" align="left"> <tbody> <tr> <!--Link ad articolo completo--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=48&amp;Itemid=160">articolo completo</a></td> </tr> <tr> <!--Link a sentenza di riferimento--> <td class="art_table1_links_pdf"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a class="doclink" href="https://diritti-cedu.unipg.it/index.php?option=com_docman&amp;task=doc_download&amp;gid=49&amp;Itemid=160">sentenza di riferiemnto</a><!--Sentenza di riferimento--></td> </tr> <tr> <!--Contatta l'autore // mail--> <td class="art_table1_links_mail"></td> <td class="art_table1_links_txt"><a href="mailto:">contatta l'autore</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> <td><!--Tabella Autore--> <table class="art_table1_author" border="0" align="right"> <tbody> <tr> <td class="art_table1_author_int">Autore dell'articolo</td> </tr> <tr> <td class="art_table1_author_name"><a href="mailto:">Antonello Ciervo</a></td> </tr> </tbody> </table> </td> </tr> <tr> <td class="art_table1_contenuto" colspan="2"><!--Contenuto anteprima articolo-->La sentenza in oggetto affronta un tema assai delicato e di grande attualità, quello cioè della violenza domestica nei confronti delle donne e di quali strumenti giuridici debbano essere impiegati dagli Stati membri del Consiglio d’Europa al fine di tutelare l’integrità fisica e psichica, oltre che la vita, di tutte coloro che denunciano le violenze subite in ambito famigliare.Di seguito i fatti: la madre della ricorrente sposa il signor A. O. in seconde nozze; A. O. ha già avuto un figlio dalla sua prima moglie, H. O. che, a partire dal 1990, inizia una relazione proprio con la ricorrente, la Signora Opuz.Nonostante il particolare ménage famigliare, la coppia vive felicemente i primi cinque anni di matrimonio, ma a partire dal 1995, H. O. inizia ad assumere un comportamento violento nei confronti della ricorrente e di sua madre. In ben sei circostanze diverse, tra il 1995 ed il 2001, la signora Opuz e sua madre subiscono minacce e percosse e, in una particolare circostanza, sono addirittura vittime di un tentato omicidio.[...]<br /></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> <tr> <td></td> <td></td> </tr> </tbody> </table>