CEDU e Costituzione; CEDU e diritto UE

ECHR and It.Constitution; ECHR and EU Law

L’evoluzione della giurisprudenza costituzionale sui rapporti tra la CEDU e l’ordinamento italiano
Evolution of constitutional jurisprudence on the relationship between the ECHR and the Italian law

 

Sul valore della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona:
The value of the Charter of fundamental rights of the European Union after the entry into force of the Treaty of Lisbon:

 

Sull’applicabilità diretta della CEDU a seguito della modifica dell’art.6 TUE disposta dal Trattato di Lisbona:
On the direct applicability of the ECHR following the amendment of article 6 TEU initiated by the Treaty of Lisbon:

 


RIZZO A. – The quest of an ecocide under EU Law – The international context and prospects under current EU treaties and law

Sintesi

Sono ormai alcuni anni che, a livello soprattutto internazionalistico, viene promossa la costituzione di una tipologia di reato ambientale grave, c.d. ecocidio, modellato sul crimine di genocidio già oggetto della nota Convenzione del 1948. Lo Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale è il contesto formale in cui potrebbero essere inseriti i reati ambientali riconducibili al termine in oggetto (ecocidio), sebbene lo stesso Statuto contenga un’esplicita competenza della CPI per i crimini ambientali specificamente connessi solo a scenari di guerra. Nella regione europea, sia la CEDU che l’UE hanno sviluppato una prassi volta a rafforzare la lotta contro gli atti criminali a grave impatto ambientale. Tuttavia, la competenza dell’UE in materia sia di cooperazione in materia penale che di norme ambientali è ancora condivisa con quella degli Stati membri: ciò spiega in larga misura l’attuale direttiva 2008/99 sui reati ambientali, dove le sanzioni per questo tipo di reati sono ancora definiti in termini ampi. Il documento sostiene che in alternativa si potrebbe adottare una fonte giuridica autonoma sull’ecocidio ai sensi dell’art. 83 TFUE. […]

PAROLE CHIAVE: diritto penale internazionale, Corte penale internazionale, tutela dell’ambiente, Corte europea dei diritti dell’uomo, cooperazione giudiziaria penale dell’Unione europea, diritto ambientale dell’Unione europea

Abstract

For some years now, the search for an ecocide has been promoted internationally. The Rome Statute is the formal context where environmental crimes might be inserted, although the Statute itself supports an explicit ICC competence for environmental crimes specifically related to war scenarios. In the European region, both the ECHR and the EU have developed a practice aimed at strengthening the fight against criminal acts with severe environmental impact. However, the competence of the EU with regard to both cooperation on criminal law and environmental standards is still shared with that of the Member States: this explains to a large extent the current Directive 2008/99 on environmental crimes, where sanctions for this type of crimes are still defined in broad terms. The paper submits that alternatively an autonomous legal source on Ecocide might be adopted under art. 83 TFEU. […]

KEY-WORDS: international criminal law, International Criminal Court, environmental protection, ECHR, EU criminal law, EU environmental law

PIERONI S. – TUTELA DELLA RISERVATEZZA E ANONIMIZZAZIONE DELLE SENTENZE: LE DIVERSE SOLUZIONI DELLE CORTI.

Abstract

La diffusione di tecnologie informatiche e mezzi di comunicazione telematici consente una sempre più rapida circolazione di dati e informazioni, rappresentando sempre più nuove e potenziali minacce per il diritto alla riservatezza dei soggetti cui le informazioni ineriscono, sì da richiedere garanzie sempre più stringenti.

La tutela della riservatezza dei dati personali interessa anche le decisioni giudiziarie pubblicate sui siti internet istituzionali delle magistrature e disciplinata da una normativa volta a trovare un punto di equilibrio tra due contrapposti interessi: quello della riservatezza dei soggetti che si trovano coinvolti in una controversia giudiziaria e quello della trasparenza e pubblicità della funzione giudiziaria. Difatti molti Giudici[1] rendono liberamente accessibili al pubblico le proprie decisioni, ponendosi così la questione dell’oscuramento dei nominativi degli interessati, non solo in presenza di dati considerati sensibili, ai fini della protezione della riservatezza delle parti e dei terzi interessati dal giudizio. Questione che si pone anche a fronte dell’uso crescente dei comunicati stampa, da parte delle giurisdizioni superiori, per rendere note le decisioni più significative che vengono adottate.[…]

 

RIZZO A. – La crisi pandemica e la nuova centralità delle politiche sanitarie europee alla luce della disciplina “EU4Healt”

Abstract

Sommario: Premessa. – 1. Le competenze dell’Unione in campo sanitario. – 1.1. Le competenze dell’Unione. – 1.2. Le basi giuridiche dei trattati. – 2. Politica sanitaria e libertà fondamentali. – 2.1. Libera circolazione dei beni. – 2.2. Libera prestazione dei servizi e diritto di ricevere cure “transfrontaliere”. – 3. Il diritto alla salute nel sistema dell’Unione. – 3.1. Diritto alla salute e libertà fondamentali. – 3.2. Il diritto alla salute nella dimensione nazionale e dell’Unione. – 3.3. Il diritto alla salute nella dimensione internazionale e dell’Unione. – 4.  La crisi pandemica e il commercio internazionale. – 4.2. L’accesso a farmaci essenziali nell’OMC e nell’Unione. – 4.3. Politica commerciale comune e prodotti in campo sanitario. – 5.  L’attualità delle politiche sanitarie e vaccinali nell’Unione. – 5.1. Questioni di competenza giurisdizionale emergenti dai nuovi contratti della Commissione per la distribuzione dei vaccini anti-Covid. – 5.2. Le competenze dell’Unione alla luce dell’Emergency Support Instrument. – 6. Verso il nuovo regolamento “EU4Health”.

L’affastellarsi tumultuoso di eventi e commenti di questi giorni sicuramente e in tutti sensi “memorabili” spinge chi ha sin da giovane età seguito studi sul funzionamento dell’Unione europea a offrire qualche sponda di riflessione, pur nella consapevolezza della modestia del contributo possibile. Sorge comunque una qualche forma di esigenza etica affinché si tenti almeno di calare l’approccio teorico e formalistico degli istituti giuridici riguardanti il funzionamento dell’Unione nell’urgenza di un periodo particolarmente critico, immaginando qualche possibile soluzione “a diritto costante” oppure favorendo un processo di riforme che sembrano per molti versi urgenti.

Mentre le questioni di carattere economico restano al centro del dibattito politico, non pare da tutti affrontata in maniera sufficientemente chiara la questione – che pure assume carattere istituzionale – della cooperazione tra Stati membri dell’Unione europea nel settore delle politiche sanitarie. […]

RIZZO A. | Some thoughts on Judicial Cooperation and the Protection of Human Rights in the European Union: Theoretical Background and Open Questions**

Abstract

Summary. I. Judicial Cooperation in the Rome Treaty and Beyond – II. Principles of EU Judicial Cooperation – III.  The Protection of Human Rights and EU Judicial Cooperation – IV. International Law Sources on Human Rights Protection and EU Judicial Cooperation – Concluding remarks.

 

  1. Judicial Cooperation in the Rome Treaty and Beyond

Under Article 220[1] of the Treaty establishing the European Economic Communities (1957, hereinafter, EEC Treaty), the latter communities encouraged own member states improving mutual cooperation in civil law matters. This objective was later achieved at first in 1968 with the establishment of Brussels Convention assessing criteria for judicial competence and the mutual recognition of judgments on contractual obligations[2].  

It is wise recalling how, as from entry into force of Brussels Convention, a judge institutionally placed outside national legal systems, that is, the Court of Justice of the EU (CJEU), is empowered by national judiciaries to understand same Convention’s provisions, in particular by means of the preliminary ruling mechanism under previous article 177  EEC Treaty (corresponding to current art. 267 of the Treaty on the Functioning of the European Union, TFEU [3]).

[1] According to that provision, the Member States would have initiated among themselves, “negotiations aimed at ensuring, for the benefit of their citizens […] the simplification of the formalities to which the mutual recognition and mutual enforcement of judicial decisions are subjected”, see Treaty establishing the European Economic Communities, accessible (just in French, German, Dutch and Italian) on-line here: https://eur-lex.europa.eu/eli/treaty/teec/sign.

[2] 1968 Brussels Convention on jurisdiction and the enforcement of judgments in civil and commercial matters (consolidated version), OJ C 27 of 26.1.1998 p. 1. On this source of EU Law, an abundant literature exists. It may suffice to mention here F. Pocar (ed.), La Convenzione di Bruxelles sulla giurisdizione e l’esecuzione delle sentenze, Milano, 1995 and T.C. Hartley, International Commercial Litigation. Text, Cases and Materials on Private International Law, Cambridge, 2009, part. pp. 19 ff.

PISANI M.- Mandato d’arresto europeo: se vi è rischio di trattamento inumano e degradante l’Autorità Giudiziaria d’esecuzione può decidere di porre fine alla procedura di esecuzione

Abstract

In its decision on the cases Aranyosi (C-404/15) and Căldăraru (C-659/15 PPU), The Court of Justice of the European Union (EUCJ) stated that, although Member States are obliged to respect the mutual recognition principle and cannot introduce non-execution mechanisms which are not provided in the Framework Decision on the European Arrest Warrant (EAW), they are obliged to respect the fundamental rights of the requested persons.
The Court of Luxemburg made it clear that fundamental rights, such as the prohibition of torture and ill treatments set out in Article 3 ECHR and in Article 4 of the EU Charter are absolute not derogable rights, thus Member States have the obligation to respect and protect them in every circumstance.
The decision supports the application of the proportionality principle in European criminal cooperation, that means that the European procedure on EAW should be activated when the scope is proportionate to the instrument and resources involved. The EUCJ considered some decisions of the ECHR relevant precedents in order to establish that there was a real risk that the requested persons, if surrendered to the requesting State, would be subjected to detention conditions that infringe their fundamental rights.
The decision requires national Judicial Authorities to defer the execution of an European Arrest Warrant until the requesting State provides sufficient information to ensure that the requested persons’ fundamental rights are effectively protected. If such information is insufficient or is not given within a reasonable period of time, it remains upon the Judicial Authority of the requested State to decide whether or not to complete the procedure. […]

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea si pronuncia ancora una volta in relazione alla procedura di esecuzione del mandato d’arresto europeo1, con una sentenza che mette nuovamente in risalto (ove ve ne fosse ancora il bisogno) la straordinaria rilevanza del dialogo tra le Corti internazionali e sovranazionali e quanto il diritto interno possa essere governato anche attraverso l’influenza di organismi diversi da quelli appartenenti strettamente al sistema dell’Unione europea.

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