Nell’arco di poco meno di due settimane, tra la fine di ottobre e l’inizio del mese di novembre 2014, la Corte di Strasburgo, pur in diversa composizione, ha avuto modo di pronunciarsi sul sistema di accoglienza, oltre che sulle modalità con cui l’Italia recepisce le domande di richiesta di protezione internazionale. Si tratta, specificamente, della sentenza della seconda sezione della Corte EDU, datata 21 ottobre 2014, Sharifi contro Italia e Grecia (n. 16643/09) e dell’importante decisione della Grande Chambre, del successivo 4 novembre, Tarakhel contro Svizzera (n. 29217/12). Nel primo caso, l’Italia è stata condannata, insieme alla Grecia, per una prassi illegale di respingimento verso le coste elleniche di potenziali richiedenti asilo provenienti dall’Afghanistan; nel secondo caso, invece, pur non essendo formalmente convenuta in giudizio, la Corte ha dato una valutazione parzialmente negativa del sistema di protezione ed accoglienza italiano a tutela dei richiedenti asilo, in questo modo condannando la Svizzera che riteneva di dover trasferire nel nostro Paese, ai sensi del c. d. “Regolamento Dublino II”, una famiglia di origine afghana, composta dal ricorrente, dalla moglie e dai loro sei figli, tutti minorenni. [...]
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