Home Efficacia delle sentenze della Corte EDU e rimedi interni nel processo penale
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Efficacia delle sentenze della Corte EDU e rimedi interni nel processo penale
Con riferimento al tema oggetto dell’intera ricerca, questa sezione ha l’obiettivo di curare ed analizzare l’effettività dei diritti affermati nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo nel processo penale.
Quale premessa dell’intera ricerca occorre segnalare che l’art. 46 C.e.d.u. impone alle parti contraenti di “impegnarsi a conformarsi alle sentenze definitive della Corte nelle controversie in cui sono parti”. L’art. 41 C.e.d.u. prevede che se “la Corte dichiara che vi è stata una violazione della Convenzione o dei suoi protocolli e se il diritto interno dell’Alta parte contraente non permette che in modo incompleto di riparare le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, quando è il caso, un’equa soddisfazione alla parte lesa”.
Fondamentale ai fini dell’argomento della nostra ricerca, è il passaggio realizzato soltanto nel 1973, quando l’Italia si assoggettò alla giurisdizione della Corte di Strasburgo, accettando la clausola in ordine alla giurisdizione obbligatoria della Corte europea dei diritti dell’uomo, oltre che quella relativa al diritto di ricorso individuale a tale Corte.
Per lungo tempo, l’accertamento da parte della Corte di Strasburgo di una violazione del giusto processo come prefigurato dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo ha trovato quale unica soddisfazione la condanna ad un’equa riparazione di colui che aveva subito tale ingiustizia senza però che venisse in qualche modo imposta alcuna “riparazione” sul piano strettamente processuale ed ordinamentale.
Passi significativi verso l’effettività dei diritti sovranazionali in ordine ad un processo equo sono stati compiuti negli anni recenti ed hanno portato a conclusione un percorso che obbliga, oggi, il nostro Stato a farsi protagonista “attivo” di una prospettiva europea nell’ambito del processo penale. Tale necessità è da considerare non più differibile a seguito di interventi giurisprudenziali - sia della Corte costituzionale, sia della Corte di cassazione – che hanno sviluppato un’interpretazione delle norme ed, in particolar modo, di quelle sovranazionali da cui non è dato prescindere nell’analisi degli effetti conseguenti ad eventuali pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo, rivolte contro il nostro Paese, che accertino la violazione di parametri convenzionali.
Il riferimento è al caso “Dorigo” ed alle conseguenti pronunce della Corte di cassazione e dei giudici costituzionali, nonché alle sentenze costituzionali n. 348 e 349 del 2007. Invero, se nel primo caso, è stato elaborato il principio secondo cui non debba avere esecuzione la sentenza conclusiva di un procedimento penale che la Corte di Strasburgo ha giudicato “non equo”, nel secondo, le norme convenzionali sono state assurte a parametri aventi rilevanza nel vaglio di costituzionalità della legge interna.
I passi avanti compiuti da parte della giurisprudenza, al momento, non sono ancora stati affiancati da compiute soluzioni legislative volte a fornire strumenti “processuali” idonei a garantire una sorta di restitutio in integrum per colui che abbia subìto un processo inficiato da violazioni dei principi fondamentali sanciti dalla C.e.d.u. I vari disegni di legge presentati sull’argomento non hanno mai trovato definitiva realizzazione.
Obiettivo della ricerca qui posta in atto è quella di verificare, allo stato attuale delle cose, l’effettività dei diritti nell’ordinamento interno per ciò che concerne l’affermazione del giusto processo sovranazionale. A tal fine, saranno selezionate ed analizzate le principali decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo aventi rilevanza in questo ambito, nonché le pronunce della giurisprudenza “interna” significative ai fini del percorso sopra accennato ed, in attesa di un intervento legislativo sul punto, si darà conto dei disegni di legge vertenti su questa materia oltre che dei già realizzati provvedimenti normativi. Il tutto affiancato da un costante monitoraggio dei più rilevanti “eventi” giurisprudenziali e legislativi che dovessero intervenire sul punto.

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